"Formato come biologo, ho prima fatto ricerca di base poi, dopo un dottorato in scienze cognitive, sperimentato tecniche di terapia cognitiva e comportamentale; dopo gli studi medici, ora lavoro come psichiatra e psicoterapeuta freelance nel 6° arrondissement.

L'oggetto del mio intervento è spiegare come funziona la ricerca.

Prima di tutto, devi definire un contesto e degli obiettivi : perché stai impostando un programma di ricerca? per essere più efficienti nelle prescrizioni per esempio...

Se hai un obiettivo di pubblicazione, è necessario definire a priori a che tipo di pubblico ti rivolgi e che tipo di lettori vuoi interessare: comunità scientifica di caregivers, comunità di ricerca biomedica?

Le riviste scientifiche operano con panel di peer review in lingua inglese che chiedono agli autori uno schema formattato, con un'introduzione che contestualizzi la ricerca.

Vogliono anche informazioni sul materiale e sul metodo.

Dopo l'esame dei risultati, si discute.

L'editore invia quindi i documenti ai revisori coinvolti nello stesso campo; questi ultimi generalmente si oppongono a rifiuti che possono essere maggiori o minori.

Il tutto viene poi restituito all'editore, che pone delle domande agli autori.

Perché una "carta" supera con successo tutte queste fasi?

Meglio porre una sola domanda, spiegata chiaramente nell'introduzione, e metterla in prospettiva con la letteratura attuale. Dimostrare che questa domanda è LA domanda che deve essere posta in questo preciso momento è una risorsa importante.

Per quanto riguarda il materiale e il metodo, è necessario spiegare l'approccio, insistere sull'interesse dei risultati e far prevedere che questi consentiranno di aprire la strada ad altre ricerche.

Il tuo obiettivo di ricerca è, se ho capito bene, dimostrare l'efficacia del metodo Palo Alto nel campo delle terapie sistemiche e del problem solving.

Può essere utile chiarire la questione e situarla nel contesto di una patologia specifica per dimostrarne l'efficacia in questa patologia.

Sarà inoltre necessario definire criteri di inclusione ed esclusione per costituire popolazioni omogenee e rappresentative.

Ciò che si intende per efficacia è il numero di pazienti trattati rispetto ai pazienti ricevuti, la velocità di risposta, la stabilità a priori del paziente....

Il gold standard in termini di studio è lo "studio controllato"; permette di confrontare un gruppo di pazienti trattati o in cura con un “gruppo di controllo” che riceve un'altra terapia di provata efficacia. L'esperimento può essere condotto in doppio cieco, il che significa che la persona che riceve il trattamento non sa in quale gruppo si trova, o la persona che esegue il trattamento o lo valuta non sa quale trattamento è stato ricevuto.

La questione della misurazione dell'efficacia è fondamentale. 

Esempio di agorafobia

Si potrebbe immaginare di reclutare 60 pazienti in consultazione psichiatrica, dando loro informazioni e un modulo di consenso. Ci sarebbe una valutazione al tempo T0 da parte del paziente e un orientamento post-test verso 2 gruppi. Il primo gruppo verrebbe trattato secondo il metodo Palo Alto, l'altro con terapie cognitivo-comportamentali o farmaci.  

Dopo la costituzione di questi gruppi T1 e T2 e la loro gestione, sarebbe opportuno definire un momento in cui avverrebbe lo smascheramento.

 Oltre alla scala di misurazione globale 0Q452, potrebbero essere aggiunte misurazioni specifiche tramite autoquestionari sulle paure, l'inventario della mobilità. 

Questi questionari di autovalutazione, facili da incrementare in un modulo web, dovrebbero poter essere utilizzati più volte. "